Articolo sul n. 87 di
“Dirigenza Nuova”, Febbraio 2006.
Abbiamo il Governatore. E ora? Ora bisogna…
Ora bisogna puntare
all’internazionalizzazione del nostro Istituto.
Ora dobbiamo puntare a mettere
in grado i nostri elementi più validi, e in prospettiva i giovani, di
rappresentarci validamente e nell’eccellenza (difendendo le peculiarità
nazionali che lo meritano) a livello di organismi nazionali, europei e
internazionali.
Bisogna puntare massicciamente
alla diffusione delle lingue (anche quelle esotiche) e della conoscenza delle
tecniche di ingegneria finanziaria sia per essere
presenti per tempo - in modo da poterne cogliere le opportunità - in quei
contesti emergenti (quali la Cina), che rappresenteranno le realtà mondiali del
prossimo futuro sia per poter capire, prevedere e cercare di arginare in
maniera corretta, intervenendo nelle sedi internazionali opportune, i processi
e le sollecitazioni che provengono dai grandi speculatori e dalle grandi
multinazionali finanziarie e non.
Bisogna mettere mano alla
questione della governance dell’Istituto e proporre
una soluzione alternativa a quella – probabilmente disastrosa – che si cercherà
di introdurre dall’esterno per minare l’autonomia e l’autorevolezza del nostro
Istituto.
Bisogna porre mano al
bilancio, utilizzando al meglio le risorse liquide e investendo in formazione,
tecnologia e nella ricerca che sia “funzionale al raggiungimento degli
obiettivi dell’Istituto”.
Sarà necessario limare i costi
superflui e razionalizzare ancora di più i meccanismi di spesa.
Dovrà essere favorito,
anziché ostacolato, l’esodo del personale anziano: costa di più ed è più
obsoleto.
Bisognerà ripensare
completamente al ruolo e alla distribuzione delle Filiali, senza mandare al
macello nessuno.
Qualsiasi
ristrutturazione non potrà prescindere dal rispetto delle posizioni dei
singoli.
Io sono convinto che si
possano trovare anche soluzioni ad personam (che non
significa necessariamente incentivi economici) che, complessivamente,
costituirebbero per l’Istituto un minor costo rispetto alle altre soluzioni
necessarie per raggiungere rapidamente l’obiettivo di una maggiore efficienza
complessiva.
Sarà necessario rivedere
i meccanismi di incentivazione del personale, compreso
quello degli avanzamenti.
Non è importante il
sistema che sarà utilizzato. Quello che è fondamentale è porre in relazione i
risultati che produce il sistema scelto con il
raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Bisogna rivedere i
meccanismi di comunicazione interna e procedere ad una
progressiva sburocratizzazione del nostro apparato, senza perdere di vista i
presidi atti a mantenere il controllo dei rischi (è ancora necessario, dopo
trent’anni, che le banche scrivano alle Filiali, le Filiali all’AC; l’AC alle
Filiali e le Filiali alle banche le stesse cose, cambiando i pronomi?).
Può ancora accettarsi,
per ogni e qualunque tipo di comunicazione – senza che sia posta alcuna
correlazione fra rischi potenziali e l’economicità – che debbano intervenire
tre/quattro persone che puntualmente hanno idee proprie su come compilare una
lettera?
Si può migliorare la
comunicazione interna, favorendo l’apporto critico e rispettoso dell’autorità,
piuttosto che un’acritica adulazione del superiore?
Si può fare in modo di
creare meccanismi elastici che consentano a tutte le strutture, in caso di
bisogno, di lavorare in sicurezza e con tranquillità, potendosi dedicare,
nell’interesse primario dell’Istituto, alla crescita professionale e
all’auto-addestramento (si può anche dire esplicitamente, alla lettura degli
aggiornamenti della normativa interna ed esterna)?