Articolo sul n. 101 di
“Dirigenza Nuova”, Gennaio 2009.
Dopo un lungo periodo di assenza dalle pagine del
nostro periodico[1] mi sembra doveroso ritornarvi per cogliere
l’occasione di salutare e ringraziare tutti in occasione del mio
"pensionamento" (1°.2.2009).
Si è trattato di una decisione sofferta.
Essendo infatti addetto
alla Filiale di Treviso (destinata ad essere
specializzata nei servizi all’utenza), se avessi atteso il 1°.1.2010 avrei
avuto diritto a percepire una maggior somma di circa 60 mila euro oltre alle
spese per il trasloco delle masserizie. Non si tratta di somme da poco,
soprattutto per me. Ma non importa.
Sentivo struggente il bisogno di orizzonti più
ampi; e di riconoscere alla mia insignificante persona un valore più alto di
quello che ho saputo mostrare e meritare sul lavoro.
Con San Paolo, cristiano di Tarso dico: “è tempo di sciogliere le
vele!” e mi auguro – e spero me lo
auguriate anche voi - che gli orizzonti già ampi che, per Grazia di Dio, ho
avuto davanti, possano diventare ancora più estesi.
Innanzitutto grazie!
Grazie alla Banca d'Italia perché dal luglio 1974 ad oggi mi ha consentito di lavorare senza aver dovuto
rinunciare, salvo rare occasioni, alle idee positive e alla indipendenza di
giudizio; valori per me di fondamentale importanza.
Grazie a tutti i colleghi perché solo in casi
limitati non è stata possibile una “sintonizzazione” immediata sulle mie particolari “lunghezze d’onda”; e colloquiare come
persona anche nella specificità dell’ambito professionale.
Per eventuali disguidi nei confronti di tutti,
involontari e non, chiedo scusa: sicuramente i miei errori saranno stati più
numerosi degli eventuali torti subiti.
Auguri. Auguri a tutti. Spero che il positivo
adeguamento del complessivo operare dell’Istituto possa essere portato a
compimento abbandonando vecchie e deleterie consuetudini di alcuni
"furbi", ammissibili in un contesto
aziendale privato, ma non nell’esercizio di pubbliche funzioni (premio
all’appartenenza o alla casta; percezione falsata della realtà aziendale a
causa della mancanza di efficaci e sufficientemente critici canali di
comunicazione interna; mantenimento di aree di burocratizzazione;
interpretazione del potere non come servizio ma come status simbol; cura
degli interessi personali a scapito di quelli aziendali e collettivi). Auguro a
tutti, perciò, di riuscire a tenere alta la guardia; iniziando ciascuno dalla
propria persona.
Solo in questo modo il nostro Istituto potrà
continuare ad essere, come in passato, un punto di
riferimento certo per il nostro Paese; e non solo.
Non abbiamo solo bisogno di altissime competenze
professionali o di abili politicanti. Tanto più che l’attuale crisi finanziaria
ha dimostrato ampiamente che nei campi economico,
finanziario, politico e sociale - ma direi in tutti i settori non
assoggettabili al metodo sperimentale – le competenze necessarie non le ha
avute nessuno.
Molto di più abbiamo bisogno di altissime figure
morali che perseguano con equilibrio, professionalità, onestà, lungimiranza e
fedeltà il progresso economico, sociale e civile.
Di nuovo saluti e auguri a tutti.
Rocco Messina
[1] I miei precedenti
articoli sono stati nell’ordine: 1) “Alcune osservazioni di metodo sul
potenziamento del ruolo delle filiali”, dicembre 2000; 2) “La preghiera di un
rappresentante sindacale”, gennaio 2003; 3) “Un imperativo etico”, ottobre
2004; 4) “Avanzamento in carriera del personale: un’ipotesi teorica”, gennaio
2005; 5) “L’orgoglio di un’appartenenza”, ottobre 2005; 6) “Abbiamo
il Governatore. E ora? Ora bisogna...”, febbraio 2006;
7) “Quale vigilanza presso le Filiali?”, dicembre 2006.