Articolo sul n. 85 di
“Dirigenza Nuova”, Ottobre 2005.
E’ anche certo che, in
una prospettiva futura, ci si immagina la possibilità
di cambiamenti.
Al punto in cui siamo forse sarebbe meglio accelerarli: non tanto in
relazione alle persone, quanto alla necessità di pervenire ad uno svecchiamento
sia nel Direttorio sia negli altri posti di responsabilità e, soprattutto,
nella mentalità. E, certamente, è auspicabile una soluzione interna
all’Istituto.
Non si tratta di
rinnegare o rigettare la nostra storia centenaria ma, al contrario, di
rivisitarne i contenuti, rendendola più vicina e attuale al momento in cui viviamo.
Non sta a me definire
quale deve essere il futuro in Banca e della Banca, anche perché anch’io, per
la mia anzianità di servizio, non posso avventurarmi in
prospettive di lungo periodo.
Tuttavia si sente
l’esigenza di un po’ di aria nuova.
C’è la necessità di
valutare idee e persone non in relazione alla loro
appartenenza o non appartenenza a qualche cordata (il discorso è sempre valido
per qualunque contesto, anche all’esterno della banca) ma per il valore che
incorporano.
C’è necessità di una riflessione
sui programmi già definiti per valutare se effettivamente debbano essere
portati a compimento o se, piuttosto, non sia il caso di ridefinirli ed aggiornarli perché risultino più efficaci.
C’è bisogno di dare
maggiore enfasi al contributo di idee rispetto al solo
peso del ruolo rivestito, seppur nel rispetto della gerarchia, e di rivedere e
riordinare i meccanismi di comunicazione interna ed esterna.
Si intravvede, insomma,
l’opportunità di pensare a soluzioni nuove, senza buttar via quello che di buono
c’è nelle strategie e nei meccanismi passati.
Mi accorgo che, rispetto
alla questione iniziale, ho divagato un po’. Vi ritorno subito.
Il fatto che le vicende che interessano il Governatore non hanno influenzato
più di tanto la mia attività, oltre ad essere una verità, ha forse una
motivazione. Nel nostro Istituto per lunga tradizione l’onestà, la dignità e la
diligenza nello svolgimento del proprio dovere non sono state calate dall’alto.
Esse non promanano dai Governatori che si sono succeduti nel tempo; si tratta
di valori presenti nella gran maggioranza delle persone assunte nell’Istituto.
Una delle politiche più
avvedute e positive nella Banca d’Italia è stata quella delle assunzioni. Fino
a quando è stato (e sarà) possibile entrare nel nostro Istituto per merito e sulla base di criteri oggettivi, si è potuto attingere
(almeno fin quando l’incentivo del trattamento economico di alto profilo lo ha
consentito) fra le migliori risorse del paese.
Quanto alla dignità
personale, all’onestà e alla diligenza, queste sono frutto diretto delle
famiglie di appartenenza e dell’ambiente in cui ciascuno di noi è nato e
cresciuto.
Affermo con tutta umiltà
di aver sempre cercato di dimostrare grande dignità, onestà e diligenza nel
lavoro e, specularmente, sono testimone del fatto che altrettanto ho potuto
riscontrare per un gran numero di colleghi e colleghe.
E d’altro canto, sono
grandemente grato all’Istituto perché si tratta di valori a
cui ci è stato largamente consentito di non rinunciare.
Sono questi i valori che
hanno contribuito a mantenere di alto profilo nel tempo il servizio reso dal
nostro Istituto all’intera collettività nazionale, indipendentemente dal
giudizio che la storia potrà dare su singoli suoi
membri.
Rocco Messina