Treviso 1° febbraio 2009
ADDIO DAL LAVORO.
Contributo inviato per l’eventuale pubblicazione
a “IL GAZZETTINO” e a “LA TRIBUNA DI TREVISO”
(non
pubblicato)
“Dopo che dal
1° dicembre 1977 al 31.1.2009 ho prestato servizio, quale Capo Ufficio
Vigilanza sugli intermediari bancari e finanziari della Banca d'Italia di
Treviso, sento il dovere, cessando dal lavoro, di salutare e ringraziare tutte
le persone che ho incontrato e conosciuto in questo periodo. Ero stato assunto
in Banca d’Italia, sempre a Treviso, nel luglio del 1974 e vi ero rimasto
sino agli inizi del 1979; qui sono nati i miei due figli, Stefano e Daniela.
Dal punto di vista
professionale è stata un’esperienza unica. Quanto
all’apporto che nel mio piccolo abbia potuto dare allo sviluppo del
mercato bancario e finanziario locale, mi ritengo più che soddisfatto;
se non altro, per non aver procurato danni: la crescita degli intermediari
(aventi sede legale nella provincia e sottoposti alla vigilanza della Banca
d’Italia) è stata in questi dieci anni di notevole portata: il
gran merito va agli esponenti aziendali e ai dipendenti degli stessi
nonché all’intero “sistema” trevigiano.
Quanto al mio ex Ufficio, con
l’apporto dei colleghi s’è sviluppato al suo interno un
clima molto positivo, di cui hanno avuto modo di accorgersi e beneficiare
coloro che ad esso si sono rivolti.
Da un punto di vista, poi,
squisitamente umano, sarà impossibile cancellare dalla memoria quei
volti, alcuni per me ancora senza nome, incontrati quotidianamente alla Messa
mattutina delle 7,30 in Cattedrale, prima di andare al lavoro.
Se in questi anni mi è
capitato di esprimere positività, è lì che l'ho attinta;
oltre che dalla serenità che mi ha regalato, in oltre 30 anni di vita
vissuta insieme, mia moglie Romilda.
Lascio il testimone in un
periodo connotato da una crisi economica senza precedenti. Da ogni parte se ne
cerca di capire la genesi, ma a mio avviso lo si fa “filtrando il moscerino
e ingoiando il cammello”, come denunciava Gesù ai suoi tempi. E
già, perché non si tratta di crisi economica, ma di crisi dei
valori. Se è diventato così ricorrente poter usare violenza ad un
qualunque essere umano; se è possibile farlo a pezzi; se è
possibile gettarlo nei cassonetti dell’immondizia; se è possibile
vessare volontariamente e diabolicamente una persona - senza far distinzione
nemmeno quando si tratta di un proprio congiunto(!) - la crisi è
lì.
Per denaro si può fare
tutto. Il denaro davanti a tutto! Non c'è da meravigliarsi, poi, se
qualche allegro truffaldino senza scrupoli, insinuandosi nei vuoti normativi
favoriti dalla cultura economica dominante e miscelando antichi trucchi e nuove
tecniche di ingegneria finanziaria, ha mandato all'aria i risparmi di milioni
di persone nel mondo intero: si può violare la vita di una persona,
figuriamoci le sue tasche!
Ed ora? Ora è tempo di
ripartire con decisione. È il momento di fare chiarezza. Gli esperti e
gli studiosi devono spostare la loro attenzione dall'elaborare teorie per
giustificare una realtà incomprensibile verso l'elaborazione di teorie
tese al perseguimento di una reale ed equa convivenza civile.
Bisogna promuovere, a livello
mondiale, un'armonizzazione normativa minima, basata su principi ed obiettivi
da raggiungere piuttosto che su elencazioni infinite di regole complesse (di
cui è difficile seguire i dettagli persino per i professionisti).
È necessario elevare il
livello qualitativo dell'informazione, incentivando con contributi la corretta
informazione, la formazione, l'educazione e la cultura invece che
l'informazione becera o falsa, la cronaca nera, il gossip.
Oggi l’effetto educativo (o diseducativo) dell’informazione
(stampa, televisione, internet, ecc.) è ben superiore a quello delle
tradizionali istituzioni educative!
Va radicalmente cambiata la
filosofia delle leggi e delle norme, le quali devono tendere a premiare i
comportamenti virtuosi e ad indirizzare con decisione e senza tentennamenti
quelli negativi nell’ambito della legalità (bisogna estirpare il
cancro dell’impunità).
Bisogna, infine, collegare i
compensi elargiti a tutti i livelli, specie a quelli più alti, ad una
parte fissa non derogabile e ad una variabile (preponderante), basata sui
compiti assegnati e sui risultati, raggiunti con metodi leciti e verificati nel
tempo. Se non è possibile ridurre i compensi “ultra elevati”,
si deve intervenire con la tassazione.
Insomma, qui non si può
più far finta di ignorare che, in ogni occasione e in ogni momento, si
educa o si diseduca, si costruisce o si distrugge, si ama o si odia. Ciascuno
si deve far carico di operare scelte personali responsabili.
Dico tutto ciò con
ottimismo, l’ottimismo delle persone concrete, che sanno che il futuro,
quello solido, nasce dalla costruzione di tanti quotidiani mattoncini. L’ottimismo
di quella gente che, nei vari ruoli e con diverse responsabilità,
quotidianamente e in maniera discreta, fa semplicemente il proprio dovere: e
non solo perché è pagata, ma perché a quello è
stata educata.
Treviso, 1° gennaio 2009, le otto del
mattino, mentre i più smaltivano i fumi della baldoria e
dell’alcool, nei pressi di Porta Santi Quaranta ho scambiato a volo gli
auguri di buon anno con alcuni sconosciuti signori che facevano
meravigliosamente insieme footing. Avevano deciso di farlo e, nonostante la
neve appena caduta, non si sono persi d’animo. È stato un
bellissimo inizio d’anno, un segno di speranza: aria fresca e pulita,
determinazione e buona lena: da qui si riparte.
Auguri”.
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