Italia mia
(Treviso 19 ottobre 2008)
E' stato bello,
aprendomi alla vita,
apprendere di chi
ti ha dato lustro
o è morto per Te.
E' stato bello, poi,
poter godere
della tua cristianità,
della tua cultura,
dei tuoi panorami,
dei tuoi cibi,
della tua gente.
E' stato bello.
Troppo bello!
Mi sento in debito
verso chi, suo malgrado,
è nato dove
non alberga speranza alcuna;
e verso coloro
che non hanno avuto diritto
neanche a venire alla luce!
Ma ora!
Troppe, troppe meretrici,
e per troppo tempo,
hanno fatto da insegnanti
nella politica,
nella cultura,
nell'informazione,
nell'economia,
nella famiglia,
nella giustizia,
nella società.
Eppure.
Eppure, esse
non sono bastate
a distruggere
il lavoro quotidiano
di tanti onesti cittadini.
La dedizione,
oltre le proprie forze,
di tanti nonni, genitori, preti,
suore, insegnanti, studiosi, sportivi...
E nemmeno
Hanno leso
la dignità,
pure esistente,
...di
puttane e
delinquenti “onesti”!
Oggi,
disorientato e diffidente,
osservo
i volti nuovi e diversi
dei tuoi moderni cittadini,
sentendoli distanti,
ma con la voglia di abbracciarli
e sentirli vicini.
E mi chiedo,
dove sei Italia mia?
Ecco,
ho capito
cos'è che mi manca di Te
e di quand'ero bambino:
la tua bellezza immacolata.
Ma, ancor più,
ora mi sento solo e abbandonato!